L’assedio? Meglio a maggio

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Le macchine per dare l’assalto alle mura. Le catapulte. L’artiglieria.
I proiettili infuocati. Lo scavo di gallerie. La guerra psicologica. Le minacce, e le beffe.
Fenomenologia dell’assedio, fra tattiche e vita quotidiana, fuori e dentro le mura, nell’ultimo, avvincente libro dello storico Duccio Balestracci Stato d’assedio. Assedianti e assediati dal Medioevo all’età moderna“, Il Mulino 2021.

 

 

 

 

 

Definire che cosa sia un assedio è la cosa più semplice e banale che si possa immaginare. È uno stato di blocco di un insediamento (città, castello, fortezza) normalmente munito di mura o altri dispositivi di difesa, attraverso il quale si intende conquistare quello stesso insediamento.

Se proprio si vuole, si possono evocare le immagini omeriche di schiere di eroi greci impegnati in una guerra (che per la verità è fatta più di scontri e duelli che di operazioni ossidionali vere e proprie) piena di armi fragorosamente tonanti, cimieri scossi al vento, cavalli lanciati in furente attacco. Il tutto ovviamente concluso con esiti funesti per gli assediati.

Il primo assedio di Antiochia nel corso della Prima Crociata (1097) in una miniatura conservata nella Bibliothèque nationale de France

Insomma, ci vuol poco a dire assedio. Poi, però, dietro le immagini rinviate dai libri, esso presenta una serie di tematiche «virtualmente senza fine», come le definisce Michael Wolfe, che coinvolgono la poliorcetica, la storia dell’architettura, delle istituzioni militari, fiscali, politiche, economiche; che investono le rappresentazioni mentali e la riconfigurazione della sociabilità.

L’assedio è, per chi lo subisce, ma anche per chi lo attua, un elettrocardiogramma sotto sforzo. E soprattutto non è una cosa diversa dalla guerra guerreggiata sul campo di battaglia, perché comprende la maggior parte delle tecniche generali di essa e, in più, qualche altra particolare. L’assedio in sé è composto da una serie di azioni primarie (attacco, bombardamento, incendio, saccheggio), è fornito di regole e ha probabilità di successo proporzionalmente a un algoritmo che vede un rapporto fra difensori e assalitori sbilanciato di oltre 10 a 1 a favore dei secondi .

La presa di Siracusa da parte dei musulmani nell’anno 878 secondo il miniaturista medioevale Giovanni Scilitze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’importante è non sbagliare le previsioni o, peggio ancora, peccare di sottovalutazione dell’avversario, perché questo errore può costare caro: è quello che fa, con esiti fatali nel 1683, Kara Mustafà, convinto di poter prendere Vienna alla svelta e di avere davanti una resistenza facilmente piegabile. Ma è quello che fanno (e solo per poco non gli sarà fatale) gli stessi viennesi, che all’inizio non prendono sul serio i turchi, convinti, per parte loro, che gli aggressori non abbiano forze adeguate, e fermamente consolidati nella pia certezza che Dio li punirà per tanta e tanto empia presunzione. Per loro fortuna, la punizione di Dio prende l’aspetto fisico di Giovanni III Sobieski, re di Polonia e capo della confederazione polacco-lituana, e degli uomini del suo esercito. Le forze che combattono una guerra d’assedio sono–queste sì–parzialmente diverse da quelle che partecipano a una guerra di campagna. Nella composizione dell’esercito, infatti, è bene fare un uso più limitato della cavalleria che è meno adatta a questo tipo di combattimento e ha, in genere, un impiego secondario: «Con questa [la fanteria] procedasi per via di assedii, con quella [la cavalleria] per fatti d’armi», insegna Montecuccoli.

Non mancano i cavalieri, ovviamente, nelle narrazioni degli assedi, ma è lecito chiedersi quale reale ruolo essi abbiano davvero avuto e quanto, invece, la loro presenza sia più sottolineativa di un’appartenenza di ceto che della tattica usata.

Nel Liber Maiorichinus sono i cavalieri pisani gli attori principali nella narrazione dell’impresa, ma l’opera, come è noto, non è tanto una cronaca quanto, soprattutto (come peraltro i poemi degli assedi pisani in Sicilia), espressione della costruzione di un’epopea cittadina e di magnificazione del ceto dirigente comunale.

L’assedio di Costantinopoli del 1453 in una miniatura attribuita a Philippe de Mazerolles (Bibliothèque nationale de France Manuscript Français, 2691 folio CCXLVI v)

 

Le miniature che ci mostrano torme di valorosi assaltatori di mura a cavallo sono un documento da considerare con molta cautela, poiché sono, almeno in parte, più estensioni di una narrazione estetica dell’assedio che della realtà, anche perché dove la cavalleria viene impegnata, lo spettacolo che dà è talvolta grottesco, come quello descritto per Brescia nel 1438 da Cristoforo da Soldo, che ci presenta una torma di impacciati cavalieri catafratti, tutti impennacchiati e impicciati dagli armamenti all’assalto delle mura, facilmente ributtati di sotto dai difensori.

Possono avere, i soldati a cavallo, un ruolo più penetrante, questo sì, dalla parte degli assediati per le sortite, ma, anche in questo caso, non sempre risultano decisivi; nemmeno quando devono vedersela contro un nemico che, con il combattimento a cavallo, non ha familiarità. Gli spagnoli assediati a Cuzco fra il 1536 e il 1537 dai soldati di Manco Inca Yupanqui dispongono della cavalleria, però non possono utilizzarla più di tanto nemmeno in funzione di alleggerimento perché gli incas –quanto meno nella fase iniziale–imparano a piazzare intorno alla città ostacoli che limitano disastrosamente l’operatività dei cavalieri europei, ed è possibile che non siano stati gli unici a elaborare strategie simili.

L’uso dell’artiglieria accompagna l’assalto alle mura con torri mobili nell’assedio di Orléans nel 1428-29, Biblioteca Digitale Gallica

 

Per mettere un assedio è bene fare i calcoli con la stagione più propizia per questo genere di guerra e, quando è possibile, scegliere la primavera, come raccomandano gli strateghi, che è il momento in cui chi assedia può sopportare meglio la necessità di stazionare all’aria aperta e di dormire in ricoveri provvisori. Né è la sola ragione per privilegiare questo tempo: quando l’assedio non presenta le caratteristiche del blocco totale, infatti, con l’inizio della stagione calda una parte più o meno ampia di abitanti all’interno della cinta muraria deve uscire per i lavori di mietitura, distraendosi così dalle operazioni di difesa.

Non è un caso che nella penisola iberica le città portoghesi e leonesi contingentino la porzione di uomini che può essere impiegata in queste attività, bilanciandola con quella che è assegnata alle armi e alla guardia. Oltretutto, a questa altezza del calendario, gli assediati possono trovarsi più facilmente in difficoltà alimentari perché le scorte sono fortemente usurate e il raccolto nuovo ancora non è stato effettuato, come osserva Boncompagno da Signa, che stratega non è, ma che evidentemente si è ben documentato prima di comporre il suo romanzo dell’assedio anconetano: il campo è da mettersi a partire dalla fine del mese di maggio, raccomanda infatti, quando il cibo comincia a scarseggiare.

Duccio Balestracci

Duccio Balestracci
Stato d’assedio
Assedianti e assediati dal Medioevo all’età moderna
Il Mulino 2021
Per maggiori informazioni: scheda del libro