La battaglia di Baesweiler, combattuta nella pianura a nord di Aquisgrana è un episodio della guerra tra i duchi di Brabante e di Jülich. Un conflitto, con forti interessi commerciali in ballo, che si trascina da anni, con scontri più accesi nel 1367 e nel 1369.
I mercenari che hanno servito o hanno prestato servizio nella guerra franco-inglese (o guerra dei Cento Anni) vagano nell’area tra il Reno e la Mosa facendo quello che sanno fare meglio quando sono senza paga: saccheggi, rapine e violenze. Alcuni sono al servizio di Guglielmo II di Jülich e compiono diverse rapine a danno dei mercanti brabantini che ne attraversano il territorio, ostacolando i commerci. Alle rimostranze dei commercianti e di Venceslao I di Lussemburgo, fratello dell’imperatore Carlo IV, il duca Guglielmo fa finta di non sentire, rifiutandosi di pagare le riparazioni. Anzi, il duca di Jülich non punisce proprio i mercenari, dando adito alle voci che vogliono quelle rapine direttamente commissionate da egli stesso, e mantiene al suo servizio un discreto numero di razziatori.
Così al duca Venceslao I non resta altro da fare, spinto dai mercanti che vogliono strade sicure o i rimborsi per le perdite subìte, se non dichiarare guerra e muovere l’esercito contro Guglielmo II. Una “cavalcata” in territorio nemico per saccheggiare e distruggere.
Il 20 agosto l’esercito di Venceslao varca il confine a Maastricht, diretto verso la capitale nemica di Jülich. L’esercito brabantino avanza lentamente, con il corredo di incendi, saccheggi e violenze varie di tutto quanto trova sulla sua strada.
L’esercito è rallentato dai “bonvivants” di Bruxelles che “circondano il grasso duca Venceslao” portandosi dietro “i loro servitori, con grandi bottiglie di vino, pane e formaggio, pasticci di salmone, trote e anguille, il tutto ben avvolto in piccole salviette; e così ostacolano l’ordine di battaglia” e il cammino delle truppe. La lenta marcia di avvicinamento si conclude la sera del 21 agosto, vicino alla città di Baesweiler, a circa 15 chilometri a nord-est di Aquisgrana.
La battaglia sarà, invece, molto più rapida. Dello scontro esistono diverse versioni, tutte discordanti.
Secondo la cronaca di Jean Froissart, scritta alla fine del XIV secolo, il duca Guglielmo attacca a sorpresa mentre i brabantini partecipano alla messa. Colti alla sprovvista, i soldati abbandonano il campo, sconfitti da forze inferiori e con molti nobili caduti o catturati. Il duca di Jülich, però, era un protettore di Froissart, quindi è presumibile che il racconto sia eccessivamente elogiativo del vincitore.
Nel libro VI della cronaca in rima “Brabantse Yeesten”, completata nel 1432, la colpa della sconfitta dei brabantini è addossata al consigliere fraudolento Reinoud van Schoonvorst, che avrebbe convinto il duca Venceslao ad attaccare senza attendere i rinforzi. All’inizio dello scontro il consiglio sembrerebbe giusto, tanto che i brabantini sconfiggono le truppe di Jülich, catturano Guglielmo e uccidono Edoardo di Gheldria; ma mentre si ritirano vittoriosi, intervengono truppe fresche di Jülich che liberano il loro duca e catturano Venceslao, ribaltando l’esito dello scontro.
Nel “Limburger Cronic” del 1400 circa e nella “Cronica von der hilliger di Coellen” del 1499, probabilmente troviamo la ricostruzione più probabile.
L’esercito di Venceslao è più numeroso (2.500 uomini d’arme e un numero sconosciuto di fanti) e si schiera in formazione per affrontare le forze ridotte del duca di Jülich (1.500 cavalieri e fanteria imprecisata), ormai rassegnato a non poter contare sulle truppe di Edoardo duca di Gheldria, che ancora non si vede sul campo di battaglia (molto più verosimilmente tenuto nascosto come riserva da gettare nella mischia al momento opportuno).
Le forze brabantine caricano gli avversari, ne spezzano il fronte e penetrano nelle difese. Tanto che lo stesso Guglielmo sta per finire prigioniero, isolato e accerchiato. Quando, all’improvviso, fa la sua comparsa il duca di Gheldria. Le truppe di Jülich, ormai in fuga, si rincuorano, si voltano e tornano a combattere. Il reggimento di Gelderland tenuto di riserva, al grido di “Gerle, Gerle” si getta sui brabantini ormai certi della vittoria e ne fa strage. I brabantini sono troppo stanchi e fuggono, ostacolati dalle ingombranti salmerie dei “bonvivants” di Bruxells, come racconta Froissart.
La battaglia si conclude con la cattura del duca di Brabante e di Guglielmo, margravio di Namur e con la morte di Guy I del Lussemburgo, conte di Ligny.
Ma Edoardo di Gheldria non ha tempo di gioire e festeggiare. Mentre i chirurghi attraversano il campo di battaglia per assistere i feriti e i razziatori spogliano i corpi dei caduti, si toglie l’elmo e guarda il campo di battaglia, deliziato per la vittoria che ha ottenuto sul suo potente nemico del Brabante. I suoi tanti nemici adesso dovranno temerlo e i suoi nobili sostenerlo in futuro, perché si è dimostrato un grande comandante. Una freccia, però, attraversa il campo di battaglia e si conficca in un occhio del duca.
Edoardo di Gheldria muore due giorni dopo, il 24 agosto 1371. La sua morte, poiché non lascia eredi, darà il via alla guerra di successione gheldriana (1371-79) tra le nipoti Maria e Margherita, o meglio tra i rispettivi mariti Giovanni II di Blois e Guglielmo II di Jülich.
Quanto a Venceslao, fu imprigionato e rilasciato solo dopo undici mesi, dietro pressioni del fratello imperatore e il pagamento di un riscatto.
Umberto Maiorca
Bibliografia di riferimento
Jan van Boendale (o Hen van Merchtenen), “Brabantsche Yeesten”, cronaca in versi in olandese medievale
J.Th. de Raadt, La bataille de Bäsweiler – Liste des combattants du duc Wenceslas, Annales de la Société d’Archéologie de Bruxelles, tome douzième, 1898 (p. 68–81)
Govaerts, S., “‘Mannen van wapenen’: The Baesweiler campaign and the military labor market of the county of Loon in the fourteenth century”, in: Viator (jrg.47, nr. 3, 2016), 297-342
Boffa S., Warfare in medieval Brabant, The Boydell Press, 2004, Woodbridge
Huizinga J., L’autunno del Medioevo, Feltrinelli, Milano, 2000