Ignavo, indolente, infingardo, fannullone. Non ha lasciato dietro di sé una fama troppo eroica, re Luigi V di Francia, cui spetta un singolare primato: nel suo breve regno non ha combinato assolutamente nulla, ed è ricordato solo per essere stato l’ultimo sovrano della dinastia dei carolingi.
Una stirpe che aveva preso il potere in Francia nel 750, quando Pipino III detto “Il breve” era stato incoronato re da papa Stefano II, che aveva deposto e fatto rinchiudere in monastero l’ultimo dei merovingi: Childerico III detto l’idiota o il fantasma.
Insomma, sembra una tradizione dei sovrani franchi, quella di concludere gloriose dinastie con sovrani additati come “inutili” e sostituiti da nuovi condottieri.
Con Carlo Magno, a partire dall’800 la stirpe dei carolingi è diventata titolare di un impero che copre tutta l’Europa centrale e che dopo la morte del figlio di Carlo, Ludovico il Pio, viene spartito tra i suoi tre figli: Lotario, Ludovico II e Carlo II.
Lotario, padre di Luigi, ha ereditato un regno dove i grandi magnati si prendono terre, diritti ed incarichi senza alcun riguardo per l’autorità di un sovrano che non ha più nemmeno il potere di destituire i nobili e recuperare i feudi assegnati.
Sin dalla sua incoronazione Lotario è stato impegnato in guerre e trattative per mantenere la stabilità del regno: tra queste c’è stata la cessione di Parigi a Ugo Capeto, figlio di Ugo il grande, duca di Borgogna.
Proprio grazie al sostegno di Ugo, Lotario ha cercato di espandersi in Germania entrando in guerra con Ottone di Sassonia. Non ha potuto invece prestare aiuto al re Borrel di Catalogna quando Barcellona è stata invasa dal Califfo di Cordova, contribuendo così alla spaccatura tra la marca di Spagna e quella di Francia.
Già in questo periodo Gilberto D’Aurillac, destinato a diventare il primo papa francese nel 999 con il nome di Silvestro II, scrive che Ugo Capeto è il re di fatto, mentre Lotario lo è solo di nome.
Dal matrimonio con Emma, figlia del re d’Italia, nel 967 è nato Luigi che l’8 giugno 979, domenica di Pentecoste, viene incoronato re dei franchi nell’abbazia di Saint-Corneille de Compiègne da Adalberone, arcivescovo di Reims, e associato al trono dal padre.
Sarà, in realtà, proprio lo stesso Adalberone – benedettino, riformatore del monachesimo francese, maestro di Gilberto d’Aurellac e sostenitore di Ugo Capeto – il principale nemico di Luigi.
Quando Lotario muore, il 2 marzo 986 inizia l’effettivo, brevissimo regno di Luigi V, che deve fare i conti, oltre che con le ambizioni di Capeto, anche con Ottone e il Sacro romano impero di Germania.
Appena un anno dopo, il 21 maggio 987, Luigi muore a causa di una caduta da cavallo avvenuta durante una partita di caccia (ma c’è chi parla di avvelenamento, forse addirittura per mano della madre). Oltre a non aver lasciato imprese memorabili, Luigi non lascia nemmeno un erede legittimo: il regno di Francia viene così rivendicato dallo zio Carlo, duca della bassa Lorena. Tutto il clero, però, capeggiato da Adalberto e Gilberto d’Aurellac, si schiera dalla parte di Ugo Capeto, discendente dei Robertingi e re di fatto del paese. Si estingue così, dopo trecento gloriosi anni, la dinastia dei carolingi, che cede il passo a quella destinata a governare la Francia per quasi mille anni.
I capetingi regneranno infatti fino al 1792 quando – con la Rivoluzione francese – Luigi XVI viene arrestato, imprigionato e successivamente decapitato. Dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, però, i capetingi tornano sul trono di Francia con Luigi XVII per lasciarlo definitivamente nel 1830 con la seconda Rivoluzione francese.
Nonostante le poche cose da raccontare sulla sua vita, nel 1843 il re fannullone riuscirà a diventare protagonista di “un’opera seria da rappresentarsi nel teatro del re” in occasione del carnevale, pubblicata dalla tipografia di Luigi Brambilla di Milano, musicata da Alberto Mazzuccata, ambientata a Laon e interpretata da Luigi Donati nel ruolo del carolingio.
L’opera si apre proprio con la presa del potere di Luigi, che grida vendetta contro i traditori che hanno ucciso il padre. Subito dopo, però, il re si trova alle prese con la fidanzata Bianca, principessa di Aquitania, che rifiuta di sposarlo perché innamorata di un altro uomo: Addo, luogotenente dello stesso re. Il quale, a sua volta, è innamorato di Edita, sorella di Bianca.
L’opera si conclude con il suicidio di Bianca di fronte a un impotente Luigi, ignavo anche in amore.
Arnaldo Casali