Boezio e il suo mondo

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Carocci editore pubblica l’ultimo libro di Antonio Donato “Boezio. Un pensatore tardoantico e il suo mondo”. Filosofo neoplatonico, membro dell’élite senatoriale romana, statista e teologo cristiano, Boezio (480-526) fu una delle figure più eminenti della vita culturale e politica del suo tempo. Stretto collaboratore del re ostrogoto Teodorico, venne imprigionato e giustiziato sotto l’accusa di tradimento. In attesa della morte, scrisse il suo capolavoro: “De consolatione philosophiae”, una delle opere più importanti di tutto il pensiero occidentale. A lungo ritenuto il primo pensatore medievale, fu è in realtà espressione del mondo tardoantico. Capace di sposare impegno politico e attività filosofica, propose una sintesi originale tra Cristianesimo e cultura greco-romana.


Intorno all’anno 524, troviamo Boezio a Pavia in prigione o agli arresti domiciliari (le nostre fonti non sono chiare) in attesa di essere giustiziato. La sua caduta era stata improvvisa; solo alcuni mesi prima era una figura di primissimo piano. Egli non solo apparteneva a una delle famiglie più ricche e influenti dell’aristocrazia senatoriale romana in Italia, ma occupava anche una delle cariche politiche più alte nell’Italia controllata dagli Ostrogoti: il magister officiorum.

Boezio imprigionato (miniatura del 1385)

Ma il suo prestigio culturale era ancora più vasto del suo potere politico: nel suo tempo, dalla Gallia a Bisanzio, Boezio era universalmente riconosciuto come uno degli uomini più colti e sofisticati dal punto di vista intellettuale. Egli, infatti, sposava una conoscenza avanzata del pensiero filosofico e scientifico del mondo classico con una profonda familiarità con la cultura letteraria latina. Mentre aspettava di essere giustiziato, Boezio ebbe la forza d’animo e la lucidità mentale di dedicare i suoi ultimi giorni a comporre quella che diverrà una delle opere più influenti di tutto il pensiero occidentale: La consolazione della filosofia (Consolazione).

Oggi l’ultima fatica di Boezio è un testo meno noto al grande pubblico, ma nel Medioevo e nel Rinascimento era una delle opere più lette e studiate. La Consolazione non era solo uno dei testi fondamentali su cui ogni persona istruita si formava, ma era anche un’opera che esercitava un profondo fascino su filosofi , scrittori e capi di Stato. A partire dal IX secolo, si osserva un fiorire di commenti filosofici dedicati alla Consolazione. Nello stesso periodo, incominciarono a circolare traduzioni in volgare in tutta l’Europa. Fra questi traduttori vi sono non solo poeti come Geoffrey Chaucer ma anche due monarchi inglesi: Alfredo il Grande (871-899) e la famosa regina Elisabetta i (1533-1603).

La Consolazione ebbe un grande ascendente anche sulla poesia medievale in parte perché, nonostante sia un’opera filosofica, una porzione significativa del testo è in poesia. La Consolazione di Boezio fu, infatti, uno dei principali modelli letterari della Vita nuova di Dante, per il quale il filosofo romano fu un importante punto di riferimento.

Infine, l’influenza dell’ultima fatica di Boezio è riscontrabile anche in diverse opere letterarie medievali. Ad esempio, alcune delle idee di Chaucer sul ruolo della sorte nella vita umana, che sono al centro della tragedia Troilo e Cressida e della novella iniziale dei Racconti di Canterbury (Il racconto del cavaliere), devono moltissimo alle analisi contenute nel libro II della Consolazione.

La Consolazione della filosofia in una miniatura del 1485

Ma nel Medioevo e nel Rinascimento la Consolazione era non solo un modello letterario e una fonte di teorie filosofiche, ma anche un’opera ritenuta capace di offrire conforto nel momento del bisogno. A tale riguardo, è indicativo che quando Tommaso Moro venne imprigionato nella torre di Londra, trascorse i suoi ultimi giorni in attesa di essere giustiziato componendo un testo (Il dialogo del conforto contro le tribolazioni) che si ispira direttamente alla Consolazione.

Sarebbe, tuttavia, un errore pensare che l’influenza di Boezio sia limitata alla Consolazione. Oggi nei manuali è spesso presentato come un pensatore minore, ma nel Medioevo e nel Rinascimento le sue opere avevano un ruolo centrale nel curriculum di studi. L’apprendimento delle “arti liberali”, che costituiva l’ossatura di fondo della formazione culturale di ogni individuo, passava attraverso i testi boeziani di aritmetica, logica e musica. Inoltre, chiunque si avvicinasse allo studio del pensiero antico non poteva non ricorrere alle traduzioni boeziane dei trattati di logica di Aristotele, in quanto il greco antico era conosciuto solo da pochissimi.

Infine, le indagini teologiche dei pensatori scolastici guardavano alle opere di teologia di Boezio come a un modello, soprattutto per il modo in cui egli utilizzò la ragione nell’indagare questioni riguardanti i principi fondamentali della fede cristiana. A tal proposito, è indicativo che Tommaso abbia commentato due dei suoi trattati teologici: In che modo le sostanze siano buone in quel che sono, pur non essendo beni sostanziali e Sulla Trinità.

Vista la centralità delle opere boeziane nella cultura europea è, quindi, naturale chiedersi chi fosse quest’individuo che esercitò un’influenza così decisiva per tutto il Medioevo e il Rinascimento.

Nonostante le sue opere abbiano molto da dirci sulle sue idee e i suoi interessi, esse lasciano trasparire molto poco della sua personalità. In altre parole, è molto difficile incontrare l’uomo Boezio attraverso i suoi testi. La ragione di tale difficoltà risiede nella natura dei suoi libri che sono, nella maggior parte dei casi, opere specialistiche su materie (aritmetica, logica e teoria musicale) che lasciano poco spazio all’analisi introspettiva. Anche la Consolazione è sorprendentemente reticente al riguardo, in particolare se si considera che è un testo il cui fine manifesto è, appunto, consolatorio e che è composto mentre Boezio attende di essere giustiziato. Infatti, con la sola eccezione di pochissime pagine, egli lascia trasparire solo raramente i suoi sentimenti e i moti più intimi del suo animo. La maggior parte della Consolazione consiste, infatti, in un’indagine astratta e cerebrale delle difficoltà intellettuali con cui Boezio si scontra nel comprendere l’improvviso rovescio della sua fortuna.

L’immagine di Boezio dipinta nello studiolo di Federico da Montefeltro a Urbino

Il desiderio di sondare l’uomo Boezio non è motivato da semplice curiosità. Al contrario, tale esplorazione si fonda sulla convinzione che è difficile comprendere la sua traiettoria intellettuale senza riflettere sulla sua identità filosofica, sociale e spirituale. L’opera di traduttore e commentatore di Aristotele assume un significato differente quando si considera la dimensione morale e spirituale che queste attività avevano al tempo di Boezio. Infatti, nel mondo tardoantico, l’indagine del pensiero di Aristotele e Platone era motivata non solo da interessi intellettuali, ma anche dalla volontà di raggiungere un determinato stato d’animo, che lo studio della filosofia antica ci consente di acquisire.

Inoltre, le opere teologiche di Boezio erano il prodotto sia del suo modo particolare di intendere l’essere cristiano che del tentativo di influenzare i rapporti tra il papato, la Chiesa di Bisanzio e il re ostrogoto Teodorico.

Infine, la precisa natura del dilemma filosofico che affligge Boezio nella Consolazione può essere compresa fino in fondo solo se si considerano le sue aspirazioni politiche. Ignorare tali fattori comporta trascurare alcuni aspetti essenziali di questi testi. Il punto di partenza per lo studio dell’identità di Boezio non può che essere l’esame dell’epoca in cui visse.

Egli nacque all’indomani della caduta dell’impero romano d’Occidente; la sua fu un’epoca caratterizzata da grandi cambiamenti, che avranno un effetto profondo sulla storia successiva, ma anche da una certa continuità, in quanto le istituzioni del mondo romano sopravvissero, in parte, durante la sua vita. Una delle sfide maggiori che egli ebbe ad affrontare fuquella di cercare di conciliare i valori e gli ideali della cultura greco-romana, a cui appartenne, con le realtà sociali e politiche di un mondo trasformato dall’avvento dei regni barbarici e dalla diffusione del Cristianesimo.

In sintesi, Boezio visse in un periodo storico di grande incertezza, nel quale le strutture politiche e ideologiche del passato cercavano di trovare un nuovo assetto. Tuttavia, questa fu anche un’età in cui un membro della classe senatoriale romana del suo calibro aveva ancora l’opportunità di svolgere un ruolo importante nella società. Infatti, le tradizioni e gli ideali romani, di cui persone come lui erano i custodi, continuavano a essere tenuti in grande considerazione. Ma Boezio non fu solo espressione della sua epoca, l’aspetto forse più rilevante della sua identità fu la compresenza di diversi aspetti la cui convergenza non è immediatamente evidente, anche se essi non sono, in linea di principio, incompatibili.

L’identità sociale di Boezio era determinata, in larga parte, dalla sua appartenenza allo strato più alto dell’aristocrazia senatoriale romana. Ma Boezio fu anche un cristiano che svolse un ruolo attivo nelle controversie teologiche dell’epoca. Infine, egli fu un seguace del pensiero neoplatonico.

Boezio insegna agli studenti (miniatura del 1385)

Da un punto di vista contemporaneo, potrebbe sembrare che le tre diverse identità di Boezio non pongano particolari problemi. Infatti, esse si riferiscono ad ambiti distinti della sua vita: la sua posizione sociale, le sue inclinazioni religiose e le sue preferenze intellettuali. Tuttavia, per un uomo tardoantico la compresenza di tali identità era più problematica. Infatti, ciascuna di esse comportava il sottoscrivere particolari modi di vedere la realtà e l’adottare specifici stili di vita che non erano facilmente conciliabili tra loro. Più specificatamente, nel mondo tardoantico essere un filosofo significava abbracciare determinati valori che non erano per forza compatibili con quelli sostenuti dai cristiani e dai membri dell’aristocrazia senatoriale romana. Allo stesso tempo, il tipo di esistenza che un filosofo neoplatonico conduceva non era necessariamente in linea con le priorità di un ricco senatore romano o di un cristiano.

Quindi, è proprio la capacità di armonizzare questi tre diversi aspetti della sua identità che costituisce il carattere distintivo di Boezio. Certamente, egli non era l’unico individuo del suo tempo in grado di combinare tali aspetti, ma rappresenta senz’altro uno dei casi più notevoli, vista l’ampiezza dei suoi contributi culturali e la rilevanza della sua azione politica.

Antonio Donato

Antonio Donato
Boezio
Un pensatore tardoantico e il suo mondo

Carocci editore, 2021
Per maggiori informazioni: scheda del libro