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Liuto, XXI secolo. Corpo in cipresso, manico e decori in abete, piroli e ponte in acero, tavola armonica in abete rosso Val di Fiemme Ricostruzione dal dipinto Vergine col bambino e quattro angeli, Gerard David, 1505 ca., Metropolitan Museum of Art, New York (Giordano Ceccotti, ricostruzione di strumenti medievali e rinascimentali su iconografia, Assisi)

Liuto, cetra, viella, flauto, ribeca, ghironda e arpa, le note musicali risuonavano nelle sale dei castelli, in chiesa e nelle taverne. L’arte, i manoscritti e gli antifonari lo testimoniano. Ed è proprio grazie a questi documenti, alla ricerca e al confronto costante tra fonti scritte e iconografia e alla continua sperimentazione di musicisti e gruppi, che la musica e gli strumenti medioevali rivivono. Grazie. Giordano Ceccotti è musicista, liutaio, maestro d’arte e studioso e alla mostra “Un giorno nel Medioevo” a Gubbio (Logge dei Tiratori della lana, piazza Quaranta Martiri, fino al 6 gennaio 2019, dal martedì al venerdì 15-18; sabato e domenica 10-13 / 15-18, info e prenotazioni: loggedeitiratori@fondazionecariperugiaarte.it – tel.: 075 8682952) è esposto un liuto, una sua ricostruzione da un dipinto di Gerard David al Metropolitan, che testimonia quanto sia importante l’iconografia per capire come erano gli strumenti antichi?

«Quando si costruisce questo tipo di strumento, partendo dall’iconografia si cerca di ricorrere a più immagini, facendo una media tra i dipinti realizzati dall’artista. In questo caso ho preso in esame tre opere di David: quella del Louvre, una al Metropolitan e una a Rouen. Da queste opere si ricavano le proporzioni in base alla veduta prospettica dell’ambiente e poi i dati vengono elaborati con un software 3D e ridimensionati al reale. Una volta ottenute le misure ho realizzato lo stampo della cassa a varie doghe, sempre dispari, nove in questo caso. Una volta incollato tutto si toglie la dima e si assembla il resto. Nei dipinti ci sono anche particolari inserti dipinti e in pergamena, per ricostruire i quali mi sono basato sull’osservazione di strumenti esistenti o di frammenti».

Rimaniamo a Gubbio e, in particolare, nello studiolo del Duca, nel quale è raffigurato uno strumento a corda, te ne sei interessato e sarebbe possibile ricostruirlo?

liuto«Nello studiolo sono rafigurati tanti strumenti: una cetra, una sorta di chitarrino, una viella, un organetto portativo, un flauto. Sto facendo uno studio su quella cetra e ci sono tanti corrispettivi in tal senso da analizzare, a partire da un libro di recente uscita e presentato al Centro studi europeo di musica medievale Adolfo Broegg di Crawford Young, esperto liutista e analizza dal periodo romano fino al ‘600».

Quali sono le fonti principali per chi ricostruisce strumenti antichi?
«Sono tante e varie. Per gli strumenti antichi non esiste una forma tipica come per il violino, gli strumenti cambiano forma nel breve spazio di pochi chilometri, dimostrando una stretta parentela, ma grandi differenze. Le forme sono rappresentative della cultura dei luoghi e dello stile delle corti. Spesso è una questione estetica altre una questione di uso e cultura: al Sud ci sono strumenti molto mediterranei, al Centro altre tipologie di strumenti, molte legate alla produzione fiorentina, al Nord si sente l’influsso di altre culture».

Com’erano gli spartiti e gli strumenti medievali e quale suono emettevano?
«Lo strumento incide molto nella sonorità e le ricerche hanno illuminato questi elementi, a volte smentendo le ricerche precedenti. Ad esempio, la ribeca con la tavola armonica in abete è più tarda, nel medioevo era in pelle come l’equivalente arabo. A volte basta una lapide sepolta che fornisce nuove ipotesi. Non ci sono spartiti o segni moderni, ma con la notazione mensurale, cioè attraverso dei valori. Una scrittura diversa, seppur decifrabile. Se si propone una musica si cercano testimoni, cioè altre fonti musicali con le stesse canzoni. A volte ci sono errori di trascrizioni, ma proprio grazie a questi confronti si possono correggere e riprodurre».

Umberto Maiorca