I bestiari: scienza o religione?

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Bestiario di Aberdeen, il basilisco

Animali fantastici e reali. Grandi e piccoli. Comuni o molto rari. Spuntano a frotte dalle pagine dei bestiari, genere letterario molto in voga per tutto il Medioevo.

I bestiari erano vere e proprie piccole enciclopedie. Ma non avevano finalità scientifiche. Servivano invece per descrivere e interpretare gli animali citati nelle Scritture Sacre e provenivano tutti da un unico importante progenitore: il Fisiologo.

Archetipo di ogni bestiario di età medievale, il Fisiologo (Physiologus) è un breve opuscolo scritto in greco, con ogni probabilità ad Alessandria d’Egitto, tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. Raccoglie una cinquantina di capitoletti, ciascuno diviso in due parti: nella prima c’è la descrizione dell’animale mentre la seconda è dedicata alla sua interpretazione allegorica in senso cristiano.

Tradotto, rielaborato e ampliato in tutte le grandi lingue del bacino orientale del Mediterraneo e del Medio Oriente, dall’etiopico al siriaco, armeno, arabo e naturalmente in latino, il Fisiologo ebbe una straordinaria diffusione. Dalle versioni latine derivano tutti i bestiari scritti nelle lingue volgari europee, sia romanze che germaniche, fra il XII e il XIII secolo, il periodo di grande sviluppo di questo genere letterario.

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Una pagina del Fisiologo di Berna

Per capire scopo, origine e funzione del Fisiologo, e di conseguenza dei bestiari, i medievisti lo hanno confrontato con i testi dei commentatori della Bibbia suoi contemporanei, gli esegeti biblici alessandrini, che compilarono opere critiche sul significato e sulla interpretazione allegorica delle Sacre Scritture. Come Origene, scrittore cristiano di Alessandria d’Egitto del II – III secolo il quale, nel commentare il Cantico dei Cantici, attribuisce al cerbiatto e al capriolo le stesse caratteristiche allegoriche che sono indicate nel Fisiologo.

È quindi molto probabile che il Fisiologo sia una specie di manuale relativo agli animali citati nella Bibbia, che doveva essere utile agli esegeti cristiani per spiegare i passi in cui gli stessi animali venivano citati.

Per le descrizioni e i significati allegorici, l’autore del Fisiologo attinse notizie un po’ dappertutto: dai naturalisti come Aristotele alle tradizioni di tipo magico, molto vive ad Alessandria e nell’Egitto dell’epoca, ma anche dai geroglifici egiziani e da leggende provenienti dall’Oriente, di cui l’Egitto dei primi secoli dopo Cristo fu un ricco e vivace ricettacolo.

Questa funzione del bestiario viene confermata nei secoli successivi. Quando Sant’Agostino, nella sua esegesi biblica, si trova di fronte a immagini animali, le interpreta con le descrizioni contenute nel Fisiologo e in testi simili. Per esempio, per commentare il serpente e l’aquila citati nei Salmi, scrive: “Fratelli, siano vere quelle cose che si dicono del serpente e dell’aquila, o siano invece una leggenda degli uomini anziché la verità, tuttavia nelle Scritture c’è sempre la verità, e non è senza motivo che le Scritture ci riferiscono tali cose. Mettiamo quindi in pratica ciò che tali immagini significano e non ci affatichiamo a cercare se corrispondano o meno a verità”.

Quindi la finalità del Fisiologo e dei successivi bestiari non è affatto scientifica. La verità scientifica, perfino nel caso sia facilmente osservabile, non è un tema che interessa l’uomo medievale, molto attratto invece dal significato simbolico.

Sempre Sant’Agostino, in una altra opera, formula addirittura quello che può essere definito un “manifesto” del bestiario e invita le persone di buona volontà, quelle che hanno le conoscenze necessarie, a trattare, ripartendole genere per genere, tutte le località geografiche, gli animali, le erbe, le pietre, gli alberi e i metalli sconosciuti e “tutte le altre specie e quelle soltanto che sono menzionate nelle Sacre Scritture”.

Il legame con la Bibbia è anche il motivo della presenza, nel Fisiologo e poi nei bestiari, degli animali fantastici, che non hanno alcuna corrispondenza con la realtà. La versione greca della Sacra Scrittura commentata dagli esegeti alessandrini è infatti la Septuaginta, o versione dei Settanta, caratterizzata da identificazioni animali che non corrispondono a quelle a cui la Bibbia faceva riferimento in origine. Questi errori si propagarono nel Fisiologo e nei bestiari per tutto il corso del Medioevo.

Lo stesso termine fisiologus non ha il significato attuale e non si riferisce ad un approccio scientifico. Se nell’accezione moderna la fisiologia è una scienza, branca della biologia che studia il funzionamento degli organismi viventi, nell’Alessandria dei primi secoli dopo Cristo il fisiologo è più un interprete dei segreti della natura e dei suoi aspetti occulti, ai quali cerca di attribuire un significato teologico. Un altro grande scrittore cristiano, Clemente Alessandrino (150 – 215 ca.), dice proprio che la fisiologia è un “sapere gnostico”, una “divina rivelazione delle cose sacre”.

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Bestiario di Oxford, Adamo nomina gli animali

I bestiari medievali presero spunto dal Fisiologo e nei secoli lo arricchirono molto. Gli animali descritti aumentarono e i brevi capitoletti divennero testi articolati, con notizie aggiunte e aggregate da varie fonti. Le interpretazioni allegoriche si ampliarono fino a diventare veri e priori sermoni, piccoli trattatelli religiosi. E apparve un altro grande modello biblico del bestiario come genere letterario: l’attribuzione del nome agli animali compiuta da Adamo. Dio infatti, secondo la Bibbia, porta al cospetto di Adamo tutti gli animali e gli chiede di imporre loro dei nomi.

L’importanza di questo archetipo si vede chiaramente in alcuni bestiari medievali. In uno dei più belli dal punto di vista iconografico, il Bestiario di Oxford (parente stretto di quello di Cambridge e di Aberdeen), nella figura iniziale c’è Adamo nell’atto di nominare gli animali, schierati intorno a lui quasi come in una sintesi del bestiario, un compendio di quello che verrà descritto nel seguito del testo.

L’esegesi cristiana antico-medievale ha attribuito a questa scena biblica due significati molto precisi: il primo è che Adamo è centro e compendio di tutta la natura. Gli animali sono posti da Dio al servizio dell’uomo, non solo in modo materiale ma anche come modello di comportamento. L’altro significato riguarda la conoscenza: l’idea alla base della nomenclatura adamica è infatti che i nomi riflettano pienamente, come degli specchi, la più profonda natura degli animali. Nomi rivelatori della natura degli esseri ai quali vengono assegnati, e non solo della natura fisica, ma anche del significato simbolico profondo.

Questi due aspetti sono alla base della costruzione del genere del bestiario medievale, che ha l’ambizione di offrire una specie di sintesi totale del mondo animale e di tutta la natura. Una visione totalizzante in cui ogni autore, come un novello Adamo, spiega al lettore la natura e il significato di ogni animale.

Solo negli ultimi secoli del Medioevo cominceranno a circolare bestiari basati su una visione empirica, più critica e naturalistica. Uno dei primi è il De Animalibus di Alberto Magno (1206 – 1280) che, anche se riporta ancora ampiamente le notizie tradizionali, in molti casi le sottopone a una valutazione critica. Afferma, per esempio, che non è vero che lo struzzo mangi il ferro, perché ha provato, senza successo, l’esperimento. Ma nello stesso tempo, Alberto Magno cita la leggenda della Fenice e dice: “Non bisogna deridere questi miti, perché risalgono a una sapienza antica che ha un suo significato simbolico”.

La traduzione in italiano de Il Fisiologo, a cura di Francesco Zambon, è stata pubblicata dalla casa editrice Adelphi (Milano), nel 1975.

Daniela Querci