Dal IX al XIV secolo la temperatura globale salì in media di oltre un grado. E per più di quattrocento anni il tempo fu più mite in tutta l’Europa. Soprattutto nelle regioni del nord, dalla Russia alla Scandinavia, dalle isole britanniche all’Islanda. Fino alla Groenlandia che, non a caso, venne chiamata “Terra Verde”.
ll “Periodo caldo medievale”, indicato dagli studiosi con la sigla PCM (in inglese Mediaeval Warm Period, MWP) è stato studiato a lungo dai paleoclimatologi, gli scienziati che ricostruiscono l’andamento del clima attraverso l’utilizzo di dati di origine animale e vegetale.
La paleoclimatologia è arrivata a studiare il clima della Terra fino a circa 2,5 miliardi di anni, grazie alle rocce e ai fossili più antichi.
Nei secoli caldi, con temperature più miti, la mortalità infantile diminuì in tutto il vecchio continente. E nel giro di trecento anni, dal 1100 al 1300, la popolazione europea passò da 40 a 60 milioni di abitanti. Con più gente serviva più terra: così si allargarono le aree coltivabili e migliorarono pure le rese agricole. Il grano venne coltivato anche molto più a nord dell’area mediterranea.
Si arrivò a produrre vino anche nella parte centrale dell’Inghilterra e nella East Anglia, quasi fino al 53° parallelo, più di 500km a nord dell’attuale limite delle coltivazioni che non va oltre Parigi e Nantes. I meteorologi concordano sul fatto che all’epoca sull’isola ci fossero meno piogge e non si registrassero gelate in primavera. Il venerabile Beda nella sua “Storia ecclesiastica del popolo inglese” del 731 parla del vino inglese. Era un vero nettare se Alfredo il Grande, sul trono fino all’anno 899, decise di adottare dure sanzioni verso chi danneggiava i vigneti. Il Domesday Book, l’inventario delle proprietà inglesi, fatto redigere da Guglielmo I nel 1086, cita notizie specifiche su 38 vigneti impiantati nel sud del paese. Dalle cronache al mito, il passo è breve. Sappiamo che i Vichinghi, quando nel IX secolo raggiunsero il nord America cinquecento anni prima di Colombo, chiamarono quella sconosciuta terra Vinland, proprio per un tipo di vite selvatica che lì cresceva in abbondanza. Le nuove colonie che presero piede nell’attuale Terranova furono abbandonate verso la metà del secolo XI. Anche perché lungo le rotte verso la Groenlandia, a causa del clima più caldo, erano aumentati a dismisura gli iceberg che rendevano pericolosissima la navigazione.
L’Islanda, terra di vulcani dal clima più temperato grazie alla “Corrente del Golfo”, era già stata raggiunta dai norvegesi, forse nell’anno 874. Quando Erik il Rosso e i suoi uomini la colonizzarono, la Groenlandia non era il freddo territorio che conosciamo oggi. Così, i primi esploratori poterono coltivare i campi e allevare il bestiame. Nel momento del loro massimo splendore, le verdi terre ospitarono quasi 3.000 persone,190 fattorie e anche una sede vescovile. In alcune sepolture degli antichi vichinghi groenlandesi, gli archeologi hanno trovato resti di radici insieme a un tipologia di flora mai più vista a quelle latitudini.
Nei “secoli caldi”, in molte zone d’Europa la crescita delle colture portò anche a maggiori disboscamenti. In Francia gli ampi e radi boschi di querce favorirono l’allevamento dei maiali e del bestiame.
Prove di un clima molto più mite nel 1100 e nel 1200 sono state trovate anche attraverso lo studio dei ghiacciai. Nei luoghi del ghiacciaio svizzero di Grindelwald, dove ora non c’è traccia di vegetazione, sorgeva una foresta rigogliosa, poi distrutta dalla espansione glaciale che arrivò a partire dal Trecento.
Un’altra prova del riscaldamento medievale arriva dalla diffusione della malaria, che secondo i manuali di medicina può diffondersi quando per più di due mesi la temperatura media non scende mai sotto i 18 gradi centigradi. Si iniziò a parlare della grave malattia dopo il X secolo. L’epidemia raggiunse il suo picco massimo tra il 1100 e il 1150 quando raggiunse perfino la Norvegia. La malaria scomparve dall’Europa centrale già a partire dal Trecento ma rimase a lungo nelle regioni meridionali.
I cronisti medievali registrarono con allarme anche le invasioni delle cavallette che nell’anno 873 dall’Africa raggiunsero Spagna, Francia e Germania. Le locuste tornarono a infestare l’Austria e l’Ungheria pure nel 1195.
Dopo più di quattro secoli caldi, le temperature cominciarono a abbassarsi abbastanza rapidamente. I paleoclimatologici ci spiegano che il “Periodo caldo medievale” fu interrotto dalla “Piccola era glaciale” che durò dal Trecento alla metà dell’Ottocento. In tutta Europa avanzarono i ghiacciai. Il clima più freddo porto con sé gravi carestie e altre epidemie, tra cui la famigerata “peste nera”, che a metà del XIV secolo funestò tutta l’Europa medievale.
Federico Fioravanti