La “Chioccia con i sette pulcini”, in argento dorato e gemme, conservata nel Museo del Tesoro del duomo di Monza, è un vero capolavoro. L’animale è reso con uno straordinario stile “naturalistico”: le pietre che costituiscono gli occhi della mamma sono granati, quelle dei suoi piccoli zaffiri. La chioccia, molto probabilmente più antica del resto della composizione, fu lavorata a sbalzo.
Secondo i critici risale al IV secolo mentre i pulcini, più “duri” nei tratti, fanno pensare a un prodotto del VI o del VII secolo.
La tradizione vuole che questa meraviglia facesse parte del corredo funebre di Teodolinda (570 circa – 627), principessa bavara di fede cattolica, andata in sposa in successione a due re dei Longobardi: Autari (nel 589-90) e Agilulfo (dal 590 al 616).
Visitare il museo di Monza equivale a affrontare un viaggio di quattordici secoli d’arte e di storia, insieme a celebri opere dell’antichità tardo romana e dell’alto #Medioevo.
La grande regina dei Longobardi amava a tal punto l’enigmatico gioiello da volerlo portare con sé nella tomba.
Alla chioccia sono stati attribuiti molti significati. Fu un regalo che il papa Gregorio Magno fece alla sovrana come augurio di fecondità? Oppure rappresenta Teodolinda con i suoi duchi longobardi? Il soggetto d’arte, presso i Bavari, popolazione germanica da cui proveniva la regina, era considerato il simbolo del rinascere della vita.
L’ipotesi più accreditata, e che anticipa temi medievali, è legata anche a due passi evangelici (Matteo 23, 27 e Luca 11,12) e riporta all’opera della Chiesa, madre amorevole, chioccia che protegge i fedeli, rappresentati come fragili pulcini, bisognosi di cure. Il profilo simbolico della chioccia con i pulcini rimanda anche a un passo biblico (IV Libro di Esdra, 1, 28-30). Mosaici pavimentali dell’Oriente cristiano risalenti al VI secolo, come ad esempio quello di Beth Alpha, in Palestina, raffigurano il medesimo soggetto. Così come la miniatura che decora un foglio del codice bizantino Cynegetica di Oppiano, conservato nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, che mostra una chioccia che becca del cibo insieme ai suoi piccoli.
Anche Begga (615 – 698) badessa franca, figlia di Pipino di Landen, che con la sua progenie diede origine alla casata dei Carolingi, commissionò la realizzazione di una chioccia con dei pulcini. E rimane la testimonianza, come ricorda l’antropologo James Frazer, anche di una chioccia con dodici pulcini in oro appartenuta a Luigi XI che fu re di Francia dal 1461 al 1483.
Sulla lunetta del portale del Duomo monzese compare una scultura con lo stesso soggetto. La splendida chiesa ospita anche le “Storie della regina Teodolinda”, affreschi realizzati tra il 1441 e il 1446 e considerati come il più importante ciclo pittorico del Gotico Internazionale. Sono opera di quattro pittori della stessa famiglia milanese: Franceschino, Giovanni, Gregorio e Ambrogio Zavattari. Gli artisti si ispirarono ai resoconti storici di Bonincontro Morigia e soprattutto di Paolo Diacono, autore della “Historia Langobardorum”.
Virginia Valente