L’assassinio di Enrico di Cornovaglia a Viterbo

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La chiesa romanica di San Silvestro, ribattezzata chiesa del Gesù, si affaccia sull’omonima piazza

La storia medievale inglese ci aveva abituato all’omicidio compiuto all’interno di un edificio religioso, quello di Thomas Becket nella cattedrale di Canterbury, tanto per intenderci.

Anche l’Italia, però, non è da meno, con un assassinio avvenuto a Viterbo, nella piccola chiesa di San Silvestro, nell’attuale piazza del Gesù, antica piazza del Mercato.

La chiesa di San Silvestro (ora del Gesù) sarebbe anteriore al Mille ed è citata in documenti del 1080. È di impianto molto semplice, con una facciata romanica sormontata al centro da un campanile a vela; sul profilo del tetto si stagliano le figure di due leoni in pietra di fattura medievale. All’interno, l’abside di ridotte dimensioni è decorata con un affresco del Quattrocento, raffigurante un “Noli me tangere”; sempre nell’abside è conservato un crocifisso secentesco. Sul lato sinistro è visibile una lapide che ricorda il sanguinoso episodio, avvenuto all’interno della stessa chiesa, il 13 marzo 1271.

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La lapide a ricordo del sanguinoso evento del 13 marzo 1271

Di ritorno dalla crociata di Tunisi, la medesima in cui era morto di peste il re di Francia Luigi IX il Santo, avevano fatto sosta in Viterbo alcuni personaggi importanti: Filippo III l’Ardito, re di Francia, suo zio Carlo I d’Angiò ed Enrico di Cornovaglia, figlio di Riccardo, re dei Romani e fratello minore di Enrico III, re d’Inghilterra.

Mentre erano intenti ad ascoltare la Santa Messa, Enrico di Cornovaglia venne assalito dai suoi cugini Guido e Simone di Monfort il Giovane. Insieme a due chierici, che rimasero feriti a morte, Enrico tentò di resistere aggrappandosi all’altare, ma Guido arrivò a troncargli la mano destra prima di ucciderlo. Dopo aver abbandonato il cadavere del cugino sul sagrato della chiesa, in segno di spregio, Guido e Simone fuggirono a cavallo per cercare rifugio in Toscana.

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I due leoni di pietra che adornano il profilo della chiesa

Tanta violenza affondava le sue radici nella voglia di vendetta dei fratelli Monfort che, in tale maniera, volevano vendicare la morte del padre Simone VI di Monfort, conte di Leicester, e di un altro fratello, Edoardo, causata da Edoardo, figlio di Enrico III d’Inghilterra (che tra l’altro era loro cugino come anche Enrico di Cornovaglia).

All’inizio del suo regno, infatti Enrico III si era trovato a dover contrastare l’ostilità dei suoi baroni, le cui rendite erano state notevolmente danneggiate dai diritti feudali imposti da Enrico II. Il capo di questa rivolta era Simone VI di Monfort che, dopo anni di trattative, aveva dichiarato guerra al re e, in un primo momento aveva ottenuto una vittoria a Lewes (1264). L’anno successivo però, a causa della defezione di alcuni nobili, tra cui il conte di Gloucester, era stato sconfitto e ucciso, insieme al figlio Edoardo e a più di 200 signori ribelli, nella battaglia di Evesham (Seconda guerra dei Baroni).

L’omicidio nella chiesa di San Silvestro ebbe delle conseguenze politiche: creò degli attriti fra il re d’Inghilterra e la casa regnante di Francia, perché i fratelli Monfort erano al seguito di Carlo d’Angiò e dei suoi vicari in Toscana.

L’episodio, sacrilego ed efferato al tempo stesso, destò anche un grandissimo scandalo tra i contemporanei. Lo stesso Dante Alighieri ne fa menzione nella Divina Commedia, annoverando Guido di Monfort tra gli omicidi: «(il Centauro) mostrocci un’ ombra dall’un canto, sola, / dicendo: “Colui fésse, in grembo a Dio, / lo cor che in su Tamigi ancor si cola”» (“Inferno”, canto XII, vv. 118-120).

Sembra che il Poeta abbia tratto questa notizia da un brano della Cronica di Giovanni Villani (XXXIX), in cui il cronista fiorentino racconta come il re d’Inghilterra avrebbe posto il cuore di Enrico di Cornovaglia in una urna dorata, conservata poi all’interno di una colonna del ponte di Londra: “il cuore che sul Tamigi cola”, ossia sanguina ancora perché l’omicidio rimase impunito. Per alcuni, invece, il cuore sarebbe in un calice dorato nell’abbazia di Westminster.

Enzo Valentini

Palazzo dei Papi, Cattedrale di San Lorenzo, Museo del Colle del Duomo

Una panoramica dello splendido Palazzo dei Papi di Viterbo, che ospitò il più lungo conclave della Storia, durato 1006 giorni e terminato proprio nel 1271, l’anno in cui fu assassinato Enrico di Cornovaglia