Per Francesco erano fratello Sole e sorella Luna, le stelle e il fuoco. Per noi, insieme alle ineguagliabili espressioni della Natura, anche la sua memoria è luce. Un faro che travalica l’appartenenza o meno a una fede religiosa, perché illumina pagine di storia, arte e architettura.
È questo lo spirito che ha motivato l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione nella Basilica Superiore di San Francesco, ad Assisi. E l’impatto è grandioso. Le volte stellate, gli archi e le volute del santuario sembrano brillare di luce propria. Come il gioco di chiaroscuri, la varietà cromatica e le volumetrie degli affreschi di Giotto, che acquistano una più completa e godibile visibilità.
Inaugurato di recente, l’impianto concilia la volontà di valorizzare al massimo l’enorme patrimonio artistico della basilica con la necessità di preservare i capolavori all’interno dell’edificio. Le luci a Led sfruttano tecnologie di ultima generazione e non emettono né raggi infrarossi né ultravioletti, dannosi soprattutto per i celebri affreschi che raccontano la vita di Francesco.
Particolari cure sono state riservate anche all’aspetto filologico: per mantenere immutate morfologia e posizione dei lampadari originali presenti nella basilica, le strutture meccaniche medievali sono state dotate di particolari opere di ingegneria progettate ad hoc, che hanno permesso di inserire i proiettori senza modificare aspetto e collocazioni dei punti di illuminazione.
Il sistema è anche in linea con i parametri di risparmio energetico indicati dalle normative europee ed è dotato di un pannello di controllo, accessibile anche via smartphone, in grado di modulare l’intensità dell’illuminazione in armonia con il variare della luce naturale che penetra nella basilica e in funzione delle diverse attività che si svolgono, dalle occasioni celebrative alle visite, fino ai momenti di più intimo raccoglimento.
La basilica di Assisi è uno dei siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio del mondo. E i suoi affreschi sono tra i tesori d’arte italiani meglio conservati e più accessibili ai turisti. Lo certifica una speciale classifica stilata dall’analisi di più di cento testate della stampa internazionale, dal New York Times a Der Spiegel.
I meravigliosi affreschi di Giotto hanno conquistato il 13,55% delle citazioni totali. Al secondo posto (con il 12.30% di citazioni) gli affreschi della Cappella Sistina, che precedono il Colosseo e il Cenacolo di Leonardo Da Vinci. La classifica dei tesori d’arte restaurati comprende anche la Torre di Pisa, la Galleria degli Uffizi, la Valle dei Templi e i Sassi di Matera.
La costruzione della basilica di Assisi iniziò nel 1228, il giorno dopo la canonizzazione di Francesco. Per la decorazione vennero chiamati i migliori artisti. Il pittore Cimabue giunse in Umbria con uno stuolo di allievi, tra i quali il giovane Giotto che collaborò agli affreschi delle Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, in particolare alle Storie di Isacco.
Quasi vent’anni dopo, il generale dell’Ordine Francescano affidò proprio a Giotto il ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco. Il grande pittore scelse di raccontare l’umanità dei personaggi, ne curò la fisicità e diede rilievo agli elementi naturali del paesaggio.
Una pittura nuova e rivoluzionaria, capace di interpretare al meglio il messaggio francescano d’amore per tutte le cose del Creato. Molte le scene corali: la folla è compatta, disegnata come un unico volume. Giotto però non rinunciò alle individualità: curò le fisionomie dei personaggi e li vestì con un realismo che abbagliò lo spettatore trecentesco così come, oggi più che mai, ammalia i visitatori che arrivano a Assisi da tutti i paesi del mondo.
Giulia Cardini