Un erudito. Enciclopedico. Filosofo, semiologo, saggista, romanziere e molto altro ancora. Soprattutto, un professore colto e ironico, rimpianto dai suoi tanti allievi, nel quale la fantasia conviveva, in modo mirabile, con una inesausta capacità di incuriosire e provocare.
Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932- Milano, 19 febbraio 2016) ha smontato e ricostruito con sapienza, ironia e divertimento i meccanismi della cultura di massa.
I suoi libri, tradotti in quasi tutte le lingue del mondo, hanno venduto più di 60 milioni di copie. Si può ben dire quindi che anche dopo la morte, in campo internazionale sia ancora l’italiano vissuto nei tempi moderni più famoso e influente.
Il suo rapporto “affettuoso” con il Medioevo è ben descritto nella breve prefazione agli “Scritti sul pensiero medievale” (Bompiani 2012).
In quella occasione, Eco confessava: “Comunque la metta, sono nato alla ricerca attraversando foreste simboliche abitate da unicorni e grifoni e comparando le strutture pinnacolari e quadrate delle cattedrali alle punte di malizia esegetica celata nelle tetragone formule delle Summulae, girovagando tra il Vico degli Strami e le navate cistercensi, affabilmente intrattenendomi con colti e fastosi monaci cluniacensi, tenuto d’occhio da un Aquinate grassoccio e razionalista, tentato da Onorio Augustoduniense, dalle sue fantastiche geografie in cui a un tempo si spiegava “quare in pueritia coitus non contingat”, come si arrivi all’Isola Perduta e come si catturi un basilisco muniti soltanto di uno specchietto da tasca e da incrollabile fede nel Bestiario.
Questo gusto e questa passione non mi hanno mai lasciato, anche se poi ho battuto altre strade.
Così il Medio Evo è rimasto, se non il mio mestiere, il mio hobby – e la mia tentazione costante, e lo vedo dovunque, in trasparenza, nelle cose di cui mi occupo, che medievali non sembrano e pur sono”.
Gli “Scritti sul pensiero medievale” raccolgono tutti i lavori di Umberto Eco intorno all’Età di Mezzo. Il libro è arricchito da molte interessanti immagini. Proprio perché “questo scostante volume potrebbe pervenire anche nelle mani di chi medievista non è, e a questo lettore occasionale vorrei offrire qualche introduzione meno surcigliosa e più affettuosa della cultura di quei secoli”.
In uno dei capitoli più interessanti, intitolato “Dieci modi di sognare il Medioevo”, Umberto Eco spiega in poche righe l’importanza di un’epoca storica spesso vilipesa: “Il Medioevo inventa tutte le cose con cui stiamo ancora facendo i conti, le banche e la cambiale, l’organizzazione del latifondo, la struttura dell’amministrazione e della politica comunale, le lotte di classe e il pauperismo, la diatriba tra Stato e Chiesa, l’università, il terrorismo mistico, il processo indiziario, l’ospedale e il vescovado, persino l’organizzazione turistica: sostituite le Maldive con Gerusalemme e avete tutto, compresa la guida Michelin”.
Un Medioevo, vero, immaginario, sognato o riscoperto. Studiato e spiegato con rara capacità divulgativa, in decine di opere, saggi, articoli e conferenze. Esplorato in tutti i suoi aspetti e in più momenti di una feconda vita da studioso.
Da “Il problema estetico in San Tommaso” (Edizioni di Filosofia, 1956) fino alla collaborazione con la collana “Fare l’Europa” (Laterza) diretta da Jacques Le Goff con l’eccellente contributo su “La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea” (1993).
Il Medioevo torna con il dotto volume “Dall’albero al labirinto” (Bompiani 2007) che trasporta il lettore tra gli argomenti cruciali e curiosi che hanno fatto la storia della filosofia occidentale, da Aristotele alla Cabala e dalla ”ars combinatoria” di Lullo e Pico della Mirandola a Kant.
Temi medievali sono affrontati anche in tre dei sei romanzi scritti da Eco.
A partire dal primo, il celeberrimo “Il nome della rosa” (Milano, Bompiani, 1980) vero e proprio caso letterario degli anni Ottanta.
Da allora il libro ha venduto quasi cinquanta milioni di copie e è stato tradotto in quaranta lingue. Un giallo di ambientazione medievale, con molteplici piani di lettura, vincitore del Premio Strega nel 1981, inserito dal quotidiano francese Le Monde nella lista dei 100 libri più importanti del Novecento.
Il regista Jean-Jacques Annaud nel 1986 ne trasse un film, altrettanto famoso, con Sean Connery, Christian Slater e e Murray Abraham. L’opera di Eco, ambientata sul finire del 1327, offre all’incuriosito lettore l’espediente letterario classico del manoscritto ritrovato dal monaco Adso da Melk che, ormai anziano, ripercorre i fatti salienti della sua lontana vita da novizio in compagnia del suo maestro Guglielmo da Baskerville. La narrazione, scandita dai ritmi della vita monastica, si dipana lungo sette giornate, all’interno di un monastero benedettino dell’Italia settentrionale.
Nel suo secondo romanzo, “Il pendolo di Foucault” (Bompiani, 1988) Eco toccò a modo suo argomenti come la ricerca del sacro Graal e la storia dei cavalieri Templari.
Jacques Le Goff, grande medievista francese, apprezzò in modo particolare “questo romanzo magico sulla magia, questo romanzo misterioso sul segreto e sulla creatività della finzione, questo romanzo tumultuoso, questo romanzo luminoso su un mondo sotterraneo” in cui “l’autore mescola mille piste, mille storie, moltiplica i pezzi di bravura e alterna, alla Shakespeare, il prossimo e l’intimità, la follia e la saggezza. Ciascuno vi troverà il proprio miele, o la propria droga”.
Il Medioevo torna anche in un terzo romanzo di Eco, “Baudolino” (Bompiani 2000) una saga picaresca nella quale si dipanano le incredibili avventure di un giovane contadino piemontese adottato dall’imperatore Federico I Barbarossa.
La divulgazione di qualità fu al centro di una originale operazione culturale nella quale Eco coordinò il lavoro di decine di altri importanti medievisti. Nacquero così i quattro fondamentali volumi della enciclopedia multimediale “Il Medioevo” (Encyclomedia, 2010-2011) sorprendente viaggio attraverso l’arte, la storia, la società, la letteratura, la musica, la filosofia e le scienze nei mille anni che separano la caduta dell’impero romano dalla scoperta dell’America.
Il lettore che volesse approfondire la sterminata produzione editoriale del professore non potrà fare a meno di considerare altri fondamentali saggi, tutti pubblicati da Bompiani: “Opera aperta” (1962), “Trattato di semiotica generale” (1975), “I limiti dell’interpretazione” (1990), “Kant e l’ornitorinco” (1997), “Non sperate di liberarvi dei libri” (2009, insieme a Jean-Claude Carrière) e “Costruire il nemico” (2011).
I romanzi “medievali” sono affiancati da altri tre lavori: ”L’isola del giorno prima” (1994), “La misteriosa fiamma della regina Loana” (2004) e “Il cimitero di Praga” (2010).
Nel 2004 Eco firmò anche il volume illustrato “Storia della Bellezza”, seguito da “Storia della Bruttezza” (2007) “Vertigine della lista” (2009) e “Storia delle terre e dei luoghi leggendari” (2013).
Nel suo testamento, chiese ai familiari di non autorizzare né promuovere appuntamenti, convegni o eventi culturali dedicati alla sua memoria.
A chi lo ha apprezzato in vita, rimane un altro suo lascito: l’amore per la lettura, da trasmettere, con entusiasmo, a chi ci è vicino.
A questo proposito, scrisse parole da ricordare: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”.
Virginia Valente