In basso c’è Assisi, dominata dalla sua possente Rocca, e dalla parte opposta, in alto, i boschi lambiti dalla neve che ancora ricopre i prati del Monte Subasio. Siamo all’ Eremo delle carceri, 791 metri sul livello del mare.
Qui non ci sono gli affreschi di Giotto e le basiliche affollate da pellegrini e turisti.Ci sono invece i silenzi e la spiritualità francescana, il fascino di un bosco di lecci secolari sempre verdi, le armonie del paesaggio umbro che si ammira dalle strette finestre, quasi feritoie, di un complesso secolare, tutto pietre rosa e grigie, aggrappato al monte. Dentro, tra anguste scale (anche queste di pietra), cunicoli e altari, ci sono le celle scavate nella roccia dove il Santo ed i suoi frati si “carceravano” in preghiera. Tutto intorno la Selva con le grotte frequentate dagli eremiti già in età paleocristiana, gli altari ed altri luoghi di devozione.
Quattro chilometri tra ulivi e querce – Da Assisi, uscendo dalla trecentesca Porta dei Cappuccini, una strada tortuosa sale nel Parco del Monte Subasio. Sono circa quattro chilometri, facili da percorrere anche a piedi, prima tra gli ulivi e poi tra querce e lecci. E’ quasi l’ ora di un tramonto invernale e sono soprattutto il viola ed il rosa a colorare i boschi ancora spogli. La pianura umbra si perde tra i vigneti del Sagrantino sulle colline di Montefalco ed i monti azzurri, scintillanti di neve, alle spalle di Foligno, Trevi e Spoleto. L’eremo è una macchia chiara nella fitta selva compatta e scura.
La Grotta con il giaciglio di San Francesco – Si entra in un vialetto tra lecci secolari con tronchi e fronde che sembrano sculture. Poi un cortiletto triangolare con al centro un pozzo di pietre rosa. Secondo la leggenda sarebbe stato un miracolo di San Francesco a farvi sgorgare l’ acqua. E’ quasi un balcone che si affaccia su una gola tra i boschi del Subasio, con una splendida vista sulla sottostante pianura. Siamo nel cuore dell’ Eremo: altari scavati nella roccia, angoli di preghiera, relique francescane, qualche affresco e tanto silenzio. Per una stretta scala si scende nella Grotta di San Francesco. Ora è divisa in due ambienti: uno contiene il letto di pietra che era il suo giaciglio; nell’ altro c’è il masso dove Francesco sedeva e si inginocchiava per pregare e meditare. Per una porticina si esce all’aperto.
La Selva, il “buco del diavolo” e il “fosso secco” – Altre scale portano alla suggestiva passeggiata che poi si inoltra nella Selva. Sotto ci sono il “buco del diavolo”, un crepaccio in cui secondo la leggenda sarebbe precipitato il demonio sconfitto dalle preghiere del santo, ed il “fosso secco”. “Secco” perchè Francesco avrebbe chiesto ed ottenuto che il rumore delle sue acque non disturbassero e distraessero i frati in preghiera. All’ inizio del sentiero c’ è un grande leccio secolare dove, sempre secondo la leggenda, sarebbe avvenuta la predica di San Francesco agli uccelli. Circostanza questa non confermata da fonti storiche che la collocano invece a Piandarca, nel territorio della cittadina umbra di Cannara. Lungo la passeggiata si incontrano altari di pietra, rustici crocifissi e poi, per sentieri e gradini, si possono raggiungere le grotte dove i beati Leone, Bernardo da Quntavalle, Egidio, Silvestro, Andrea da Spello, Antonio da Stroncone ed altri francescani si ritiravano per pregare. L’Eremo delle carceri e la Selva appaiono insomma come una unica e grande cattedrale di alberi, rocce e pietre.
Prima gli eremiti e poi Francesco e i suoi compagni – L’ Eremo delle Carceri è sorto intorno alla Grotta di san Francesco che cominciò a frequentare questo luogo con i suoi primi compagni tra il 1205-1206. Per pregare insieme si riunivano in una piccola cappella dedicata appunto a Santa Maria delle Carceri. Quel bosco, con le sue grotte, era da secoli frequentato da eremiti. E’ però soltanto nel Trecento con frate Paoluccio Trinci di Foligno e poi nel Quattrocento con San Bernardino da Siena che la vecchia chiesetta di Santa Maria delle carceri viene inglobata in quella più grande di oggi e che si comincia a costruire il convento. Nel corso dei secoli la costruzione è stata sviluppata ed ampliata, sino alle dimensioni attuali conservando però lo stile, la semplicità e l’ austerità delle sue origini. Senza ferire quella Selva di lecci, così che alberi e pietre appaiono ancora oggi come una unica struttura architettonica, dove si saldano la natura e spiritualità ed opera dell’ uomo. Attualmente l’ Eremo ospita due comunità religiose: i fratelli dell’ Ordine dei frati minori e le sorelle delle Clarisse missionarie derl Santissimo Sacramento.
Enzo Ferrini