Narni, Corsa all’Anello

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Banditore-a-cavallo1Madonne, cavalieri et lo populo tucto. Dalla Civitade et dallo Contado advenite al terzo jorno de maggio pe’ lo levar de lo sole alli riti et alli giochi in honore dello Sancto Patrono Juvenale. In tale tenzone scendano nello campo delli giochi li habil cavalieri de Mezule, Fraporta, Sancta Maria, per la conquista dello hambito Palio, simbolo de forza et de maestria. Che lo populo tucto esponga dalle logge e dalle finestre li simboli e li stendardi de li terzieri e che millanta fochi en allumino la nocte, che li monti et lo piano dello interno della nostra civitade vedano splendere la superba Narnia”.

È il pomeriggio del primo maggio 1371, quando uno dei tre banditori del Comune di Narni si affaccia dalla loggia dell’Arengo in piazza dei Priori e dà lettura del banno che istituisce la “Corsa all’anello”: un palio che vedrà sfidarsi i giovani più valorosi della città per rendere omaggio al patrono San Giovenale.

Di fronte a una piazza gremita, il banditore richiama al “certamen” i cavalieri di Narni perché possano dimostrare la loro preparazione nella difesa della città, ancora dilaniata dalla lotta tra guelfi e ghibellini. Intanto nella Rocca voluta dal cardinale Albornoz e iniziata quattro anni prima, si è appena insediato il castellano.
Terminata la lettura del banno, viene annunciato che la prima edizione della Corsa si svolgerà il 3 maggio, al termine della messa solenne per il patrono.

Il popolo di Narni torna nelle proprie case pregustando la festa, che ha inizio il giorno successivo, al tramonto, quando un corteo di oltre 600 persone capeggiato dai magistrati cittadini, i castelli soggetti a Narni e i rappresentanti delle corporazioni, con le luminarie e i gonfaloni che sventolano, sfila per le vie della città accompagnato dai cori religiosi e dal suono degli strumenti.

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Foto ©M. Santarelli

Raggiunto il Duomo, nobili e rappresentanti delle arti fanno il loro ingresso impugnando un grande cero (di dimensioni diverse a seconda del censo) che viene donato al vescovo Guglielmo in segno di omaggio e devozione al Santo. È lo stesso Guglielmo a chiedere ai priori di compiere un gesto di grande clemenza in onore del patrono: la liberazione di un condannato a morte, che avviene proprio davanti alla Cattedrale.

Il mattino successivo, dopo il solenne pontificale presieduto dal vescovo, si svolge la processione per le vie di Narni con il busto di San Giovenale accompagnato dai notabili, dai sacerdoti e dai membri delle confraternite, che si conclude in piazza dei Priori, dove la celebrazione si prepara a diventare festa sportiva.

Tutti i giovani narnesi in possesso di un cavallo hanno diritto di partecipare alla Corsa all’anello, che si apre nella “Platea Major” la mattina del 3 maggio, al termine della processione con il busto del santo.

La competizione vede i cavalieri impegnati ad infilare con un’asta un anello d’argento sospeso a due funi davanti al Palazzo Comunale, tra l’esultanza dei tifosi, divisi nei tre grandi terzieri di Fraporta, Santa Maria e Mezule.

Ma la Corsa all’anello non è l’unico gioco equestre che vede impegnati i giovani narnesi in questi giorni di festa: ad affiancare l’Anello c’è anche la corsa del Palio, una competizione di pura velocità che si effettua lungo il percorso che da Sant’Andrea in Lagia raggiunge il “petronum” nella piazza dei Priori, alla quale i milites e gli equites possono iscrivere un loro cavallo guidato da un giovane cavaliere.

Il premio è un Palio di seta della lunghezza di circa sei metri del valore di tre libbre d’oro. Assegnato il palio il Dominus Vicarius invita coloro che intendono correre l’anello a schierarsi all’angolo della chiesa di San Salvatore nella Piazza dei Priori per poi scagliarsi con la propria asta ad infilare il bersaglio del valore di 100 soldi cortonesi.

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Foto ©M. Santarelli

L’ordine di partenza viene stabilito secondo l’appartenenza alle Brigate militari dei terzieri: Mezule, Fraporta e Santa Maria, ognuno contraddistinto da un abbinamento di colori: bianco-nero Mezule, rosso-blu Fraporta, arancione Santa Maria.
A provvedere al Palio e all’Anello è la comunità ebraica, che li acquista per 4 fiorini d’oro.

Nel corso dei secoli successivi, ai due giochi tradizionali si aggiungeranno il combattimento tra il bufalo e il toro, la lotta, la quintana, le commedie allestite dai giovani narnesi e la colazione offerta alle donne.

Scomparsa in epoca moderna, la Corsa all’Anello sarà riportata in vita nel 1948 per iniziativa di monsignor Mario Maurizi, vicario della Diocesi di Narni, con l’intento di rispolverare – sulla base di una rilettura degli Statuti narnesi del 1371 – la vetusta usanza di correre un palio in occasione della festa del patrono.

L’iniziativa rimarrà però isolata: dopo due edizioni, infatti, la Corsa all’Anello tornerà nell’oblio per vent’anni, finché – nel 1969 – sarà ripresa definitivamente arrivando a distinguersi nel panorama delle feste storiche italiane ed europee come una delle manifestazioni che più hanno ricercato dei collegamenti con la propria tradizione.

Arnaldo Casali

www.corsallanello.it
Le immagini ©M. Santarelli sono tratte dal sito: www.turismonarni.it