Piermatteo d’Amelia, maestro misterioso

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San Giovanni Battista (scomparto laterale del Polittico di Sant'Agostino) di Orvieto 1479-1481 Altenburg Statliches Lindenau Museum

San Giovanni Battista (particolare dello scomparto laterale del Polittico di Sant’Agostino) di Orvieto, Piermatteo d’Amelia 1479-1481, Altenburg Statliches Lindenau Museum

È il più celebre pittore sconosciuto dell’arte italiana, protagonista di un mistero lungo cinquecento anni. Fino all’inizio degli anni ’90, infatti, di Piermatteo d’Amelia si conosceva il nome, ma non le opere.

Figlio di Manfredi, Piermatteo nasce ad Amelia nel 1448 e inizia la propria carriera come garzone di Filippo Lippi, con cui lavora tra il 1467 e il 1469 nella decorazione dell’abside del Duomo di Spoleto. Sempre a Spoleto collabora anche con fra Diamante.

Secondo la tradizione lo stesso Piermatteo, insieme a Fra Diamante e al dodicenne figlio di Filippo Lippi (Filippino) sarebbe raffigurato in uno degli affreschi del duomo spoletino. Sembra che Matteo abbia poi seguito Fra Diamante a Firenze e che qui sia entrato per breve tempo nella bottega di Andrea Verrocchio.

Tornato nella città natale dipinge un’Annunciazione per il convento dell’Annunziata, ora custodita a Boston. Poi viene introdotto dalla famiglia Geraldini alla corte di papa Sisto IV e nel 1479 viene chiamato a dipingere la volta della Cappella Sistina.

Papa Sisto della Rovere aveva deciso nel 1477 di far ristrutturare l’antica Cappella Magna facendo dipingere i finti tendaggi, le storie di Mosè e di Cristo e i ritratti dei Pontefici, eseguiti da un’équipe di pittori costituita inizialmente da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Cosimo Rosselli, coadiuvati dalle rispettive botteghe e da alcuni stretti collaboratori, tra i quali spiccano Biagio di Antonio, Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli.

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Piermatteo d’Amelia, Sant’Antonio abate, museo archeologico e pinacoteca di Amelia (Terni)

Sulla volta, Piermatteo dipinge un cielo stellato che verrà poi coperto dai dipinti di Michelangelo.

Nel 1480 lascia Roma e si trasferisce a Orvieto, dove è attivo fino al 1482 come decoratore di statue e doratore di arredi sacri e mostre di orologi.
Intanto dipinge la tavola dedicata a Sant’Antonio Abate per il convento dei francescani di Amelia (esposta oggi al Museo del Corso), mentre per gli agostiniani realizza l’ancona per la chiesa di Sant’Agostino, oggi smembrata e divisa fra varie collezioni.

Nel 1482 il Consiglio dell’Opera del Duomo di Orvieto gli affida la decorazione della cappella di San Brizio. L’incarico non viene portato però a termine ed è affidato in seguito a Signorelli, ma Piermatteo lascia comunque un affresco raffigurante un’Imago pietatis.

Nel 1482 realizza a Narni, nella nicchia d’ingresso della chiesa di Sant’Agostino, l’affresco raffigurante la Madonna col Bambino e le sante Lucia e Apollonia. Nello stesso anno i frati minori di Terni gli commissionano un polittico per la chiesa di San Francesco.

Due anni dopo Piermatteo è a Roma, dove lavora per i papi Innocenzo VIII e Alessandro VI avvicinandosi allo stile di Antoniazzo Romano. Nel 1498 ormai cinquantenne viene avviato alla carriera politica da parte della Curia romana. Il papa lo nomina infatti Conservatore della città di Fano mentre nel 1503 è soprintendente per le fabbriche papali di Civita Castellana.

Madonna in trono con Bambino Tempera su tavola di pioppo del 1481 Gemaldegalerie Berlino

Madonna in trono con Bambino Tempera su tavola di pioppo del 1481 Gemaldegalerie Berlino

Negli ultimi anni si ritira nella sua città natale, dove muore nel 1508.

Celebre e rispettato in vita, Piermatteo viene progressivamente dimenticato. O, per meglio dire, vengono dimenticate le sue opere. Fino agli anni ’50 del Novecento, infatti, Piermatteo è conosciuto solo attraverso i documenti dell’epoca, ma nessun capolavoro gli viene attribuito con certezza. Il maestro di Amelia è quindi un “pittore senza opere”, almeno fino a quando Roberto Longhi non inizia a gettare il primo fascio di luce sul mistero che avvolge l’artista.

L’Annunciazione di Piermatteo D’Amelia viene commissionata all’artista umbro dai frati minori per il convento della Santissima Annunziata di Amelia. Passata poi alla Porziuncola di Assisi, nel 1880 viene venduta a Isabella Stewart Gardner e conservata presso l’omonimo e prestigioso museo di Boston.

È da qui che Roberto Longhi parte, nel 1927, per identificare il misterioso artista che viene chiamato “Maestro dell’Annunciazione Gardner” e a cui vengono attribuite una serie di opere accomunate “da un comune sentire pittorico”.

Piermatteo d'Amelia, Annunciazione, Boston, Isabella Stewart Gardner Museum

Piermatteo d’Amelia, Annunciazione, Boston, Isabella Stewart Gardner Museum

 

Bisogna però aspettare il 1953 perché – grazie all’intuizione di Federico Zeri – l’identità del misterioso artista venga svelata. “Esiste un pittore celeberrimo ai suoi tempi – scrisse il grande critico d’arte – reputato dai suoi contemporanei al livello quasi del Perugino. Questo pittore, che è la sola figura di spicco della pittura umbra che attenda di essere riesumata, è Piermatteo D’Amelia”.
Passano però ancora altri trent’anni perché l’intuizione di Zeri trovi conferma nei contratti notarili trovati e pubblicati da padre Luciano Canonici nel 1978, Elisabetta David all’Archivio di Stato di Terni nel 1987 e Laura Andreani nel 1992, che provano la committenza a Piermatteo del Polittico degli agostiniani di Terni, dell’annunciazione Gardner e della pala dei francescani di Terni.

Oggi le sue opere, oltre che al museo Gardner, sono conservate nel Museo di Amelia, a Berlino, Philadelphia, Atelburg, mentre è conservata nella Pinacoteca di Terni la celebre Pala dei francescani, ancora contesa tra Comune di Terni (a cui fu affidata dopo la requisizione nel Risorgimento) e la parrocchia di San Francesco (per quale fu realizzata). Si tratta di una tempera su tavola a onde oro eseguita tra il 1483 e il 1485 in cui sono raffigurati la Madonna in trono col Bambino tra i santi Bonaventura, Giovanni Battista, Francesco e Ludivoco da Tolosa, insieme ad altri santi e scene della vita di Cristo.

Al pittore e alla sua bottega sono stati attribuiti anche numerosi affreschi, tra cui un importante ciclo ad Avigliano Umbro, a Porchiano del Monte, a Orvieto, a Narni e in numerosi centri dell’alto Lazio.

Arnaldo Casali