È inglese il più celebre simbolo dell’Irlanda.
Così verde da colorare per la sua festa anche il fiume Chicago, così celebrato da far scorrere il 17 marzo litri di birra in ogni angolo del mondo dove esista una comunità irlandese o un irish pub.
San Patrizio – ebbene sì – veniva proprio dall’odiatissima Inghilterra: era nato nel 385 a Carlisle, nel nord ovest della Gran Bretagna, a pochi chilometri dalla Scozia.
Il suo vero nome è Maewyin Succat, e la sua è una famiglia aristocratica cristiana molto attiva nella comunità: suo nonno Potito è infatti prete, mentre il padre Calpurnio è diacono e in quanto tale gestisce l’economia della chiesa cittadina, riscuote le offerte dei fedeli e le distribuisce ai poveri.
Maewyin vive un’infanzia felice e riceve una raffinata educazione concentrandosi soprattutto nello studio della grammatica. Quando ha 16 anni, però, arriva – improvviso e inaspettato – lo shock che cambierà la sua vita per sempre: mentre si trova nella villa di famiglia la casa viene assaltata da un gruppo di pirati irlandesi che stanno saccheggiando l’intera regione. I predoni rapiscono l’adolescente insieme a centinaia di altri giovani, lo fanno schiavo e lo vendono a Muirchu, re del North Dàl Riada, località non lontana da Belfast, dove Maewyin viene destinato al pascolo delle pecore.
Il giovane inglese si ritrova all’improvviso lontano da casa e dalla famiglia, in un paese straniero, tra gente barbara che parla una lingua che non capisce: vive da schiavo in compagnia solo delle bestie e di quella terra verde e bellissima.
Per due volte Maewyin tenta la fuga, venendo ogni volta riacciuffato. Passano 6 anni e il futuro Patrizio impara a conoscere quella cultura così diversa e gli usi e i costumi dei suoi padroni; comincia a parlare gaelico, si cimenta nelle pratiche dei druidi e finisce per trovare addirittura qualcosa di nobile nell’organizzazione tribale degli irlandesi.
Quello che continua a rifiutare, invece, è l’iniziazione alla religione celtica: il cristianesimo finisce per essere l’unico, l’ultimo e il più forte legame con le sue radici. Anzi, come annoterà nelle Confessioni, proprio in quegli anni la religione diventa una componente fondamentale della sua vita, e nel silenzio delle verdi montagne Maewyin prega giorno e notte.
Sarà forse proprio questa identificazione tra spiritualità e orgoglio patriottico il sentimento che più di ogni altro trasmetterà agli irlandesi.
Un giorno, mentre sta pascolando le pecore nella foresta di Vocluto, vicino al villaggio di Killala, vede in lontananza una nave ancorata sulla costa. Immediatamente inizia la nuova fuga: percorre ben 184 miglia per raggiungere il porto e riesce a imbarcarsi clandestinamente sulla nave, che porta un carico di cani da caccia e da combattimento.
Dopo tre giorni di viaggio – forse per un incidente – la nave approda sulle coste della Bretagna. E’ la primavera dell’anno 407.
L’equipaggio della nave cammina sulla costa deserta della Gallia per 28 giorni, durante i quali le scorte finiscono. La situazione è disperata e Maewyin sta pregando quando all’improvviso compare davanti ai loro occhi un branco di maiali, con cui il gruppo si può sfamare. Dopo aver ripreso il largo, la nave irlandese approda in Gran Bretagna e Maewyin – rimasto sedotto dal fascino della Francia – può fare finalmente ritorno a casa.
La vita sembra riprendere, dopo tanto tempo, la sua normalità. Eppure, paradossalmente, adesso che se ne sta tranquillo a casa sua, Maewyin sente il richiamo della verde Irlanda. Avverte una sorta di indefinita nostalgia verso quel popolo di barbari pagani che non conoscono il vangelo di Cristo. E forse – si dice – è proprio lui che Dio ha scelto come apostolo di quella gente.
Tornato in Gallia in cerca di risposte, incontra Germano, vescovo di Auxerre, del quale diventa discepolo.
Il futuro san Germano era nato in Francia ma aveva studiato diritto a Roma. Rientrato in patria, come Gregorio Magno, aveva fatto prima carriera politica – diventando governatore della provincia di Lione – poi nel 418 il vescovo di Auxerre l’aveva designato suo successore, contro la sua stessa volontà. Come avrebbe fatto in seguito Gregorio, anche Germano aveva accettato la carica con riluttanza e spogliandosi di tutte le sue proprietà per distribuirle ai poveri.
È proprio lui a ordinare diacono Maewyin. Divenuto ormai Patrizio, vorrebbe partire subito per l’Irlanda ma Germano non è convinto della preparazione del giovane inglese e alla fine papa Celestino I nell’isola verde manda lo scozzese Palladio, più giovane di lui, che viene incaricato di organizzare una diocesi per gli irlandesi già convertiti al cristianesimo.
Patrizio, deluso, si ritira nel monastero di Lérin in Provenza, continuando a studiare. Poi intraprende un viaggio in Italia, visitando i piccoli monasteri della Toscana.
Quando Palladio nel 432 rinuncia alla missione e se ne torna in Scozia, Patrizio può finalmente partire alla volta dell’Irlanda come suo successore.
Nell’isola verde il nuovo vescovo risponde alle enormi difficoltà di evangelizzazione inaugurando un modello completamente nuovo, che punta a sposare il messaggio di Gesù Cristo con le tradizioni celtiche, favorendo la combinazione di elementi cristiani e pagani, introducendo, ad esempio, il simbolo della croce solare sulla croce latina: nasce così la croce celtica.
L’Irlanda è divisa in tanti stati-tribù e per poter predicare Patrizio ha bisogno del permesso e della protezione di ognuno dei numerosi sovrani.
Per raggiungere lo scopo si prodiga in generose donazioni attingendo al patrimonio personale derivato dall’eredità paterna, mentre evita accuratamente di chiedere offerte ai fedeli convertiti.
D’altra parte Patrizio mira, in primo luogo, alla conversione degli stessi re e dei nobili che porta, come, conseguenza, quella dei sudditi.
Anche le nuove diocesi seguono l’organizzazione territoriale degli stati-tribù dove la vita religiosa si raccoglie attorno alla Cattedrale ed egli stesso si occupa della formazione del clero ordinando preti e vescovi.
Non esistendo città in Irlanda, sono proprio i complessi monastici delle cattedrali a trasformarsi rapidamente nei primi nuclei abitati, i centri propulsori di una prosperità, estesa all’arte e agli studi, che non aveva precedenti.
L’antico potere dei druidi viene trasferito ai monaci. Ma la possibilità di accedere ai testi della biblioteca greco-romana crea gradualmente dei centri di sapere e di ricchezza destinati a segnare la storia del cristianesimo europeo.
Il monachesimo è appena sorto in occidente e in Irlanda molti giovani aderiscono con entusiasmo a questa forma di vita religiosa promossa da Patrizio, creando una tradizione che manterrà nei secoli la propria specifica fisionomia restando l’unica forma di monachesimo europea alternativa a quella benedettina.
Secondo gli Annali d’Ulster nel 444 Patrizio stabilisce la sua sede ad Armagh nella contea che oggi porta il suo nome; evangelizza soprattutto il Nord e il Nord-Ovest dell’Irlanda, mentre per il resto dell’isola viene coadiuvato dal 439 da altri tre vescovi arrivati dal continente: Secondino, Ausilio e Isernino. Naturale che l’opera del missionario inglese susciti l’avversione dei druidi (i sacerdoti-stregoni della religione pagana) che gli tendono continue imboscate e che in un’occasione lo catturano tenendolo prigioniero per 15 giorni.
Ma non è solo con i pagani che deve vedersela Patrizio: anche gli eretici pelagiani – con cui si era già scontrato san Palladio – gli rendono la vita difficile. L’eresia in realtà non differisce troppo dall’ortodossia: tra i punti condannati dal sinodo di Cartagine nel 418 c’era, ad esempio, l’esistenza del limbo, ma lo scontro si concentra soprattutto sulla necessità della grazia divina (sostenuta dai cattolici) contro il solo sforzo umano (tesi di Pelagio).
Dopo la condanna i seguaci di Pelagio avevano costituito, di fatto, una Chiesa parallela, in competizione con quella romana; per questo i pelagiani tentano di delegittimare in ogni modo la nascente opera di Patrizio, tanto che il vescovo d’Irlanda, per smentire le calunnie messe in giro dagli eretici, deve scrivere una Confessione in cui spiega che il suo lavoro missionario è volere di Dio e che la sua avversione al pelagianesimo scaturisce dall’assoluto valore teologico che egli attribuisce alla grazia: si dichiara così “peccatore rusticissimo” ma convertito, appunto, per grazia divina.
“Fuoco amico” arriva anche dal re britannico Corotico, che pure è cristiano, ma invade l’Irlanda, massacra e fa schiavi uomini, donne e bambini che appartengono alle comunità fondate dal santo e deruba e minaccia di morte lo stesso Patrizio.
Anche in questa occasione, alla violenza il vescovo reagisce con la parola, scrivendo un’accorata lettera ai soldati aggressori.
D’altra parte la sua opera diplomatica è tale da assegnare all’Irlanda un singolare primato: è l’unica terra in cui il cristianesimo venne introdotto senza spargimento di sangue. Non esistono infatti martiri irlandesi, tanto da far parlare di un “martirio verde” (contrapposto al “martirio rosso”) rappresentato dal monachesimo irlandese: ovvero la rinuncia ai piaceri mondani per ritirarsi nei boschi, o in cima a una montagna deserta, oppure su un’isola per studiare le Sacre Scritture e cercare la comunione con Dio.
Dopo aver passato i cinquant’anni di età Patrizio intraprende un lungo pellegrinaggio fino a Roma. Al ritorno si stabilisce nell’Irlanda del Nord dove muore nel 461 a Down, nell’Ulster, che prenderà poi il nome di Downpatrick.
Nel giro di tre decenni, San Patrizio ha portato a termine la sua missione convertendo l’intera Irlanda che, ancora oggi – non a caso – è uno dei paesi più cattolici al mondo.
Oltre che dai pagani, secondo la tradizione, Patrizio libera l’Irlanda anche dai serpenti: la leggenda vuole che il santo, nel 441, trascorresse 40 giorni e 40 notti in ritiro sulla montagna Croagh Patrick, gettando alla fine una campana dalla sommità del monte nell’attuale Baia di Clew per scacciare i serpenti e le impurità.
Leggenda o verità, quel che è certo è che oggi non si trova alcuna specie di serpente sul suolo irlandese.
Un’altra storia narra che Patrizio fosse custode di una grotta senza fondo dalla quale, dopo aver visto le pene dell’Inferno, si poteva accedere al Purgatorio giungendo persino ad intravedere il Paradiso.
Secondo il racconto, tali erano le difficoltà incontrate dal missionario nella terra irlandese, che Gesù, mosso a compassione, gli era apparso mostrandogli una cavità nel terreno; chiunque, entrando in questa caverna, dopo un digiuno di tre giorni e dopo aver confessato i propri peccati, avrebbe potuto vedere le pene e le ricompense che avrebbe dovuto scontare o di cui avrebbe beneficiato nell’aldilà e, in base a questo, poteva dare una adeguata conduzione al resto della propria vita.
In questo luogo Patrizio aveva fatto erigere delle mura a custodia delle quali aveva messo alcuni monaci a cui i pellegrini potevano confessare i peccati prima di intraprendere il viaggio nella cavità.
La grotta, nota come il Pozzo di San Patrizio, era localizzata su un isolotto del Lough Derg, dove poi venne costruita una chiesa, ancora oggi meta di pellegrinaggi nonostante il pozzo sia stato murato nel 1497 per volere di papa Alessandro VI.
La leggenda del Pozzo di San Patrizio è diventata così famosa da aver influenzato opere come la Divina Commedia e strutture come l’omonimo pozzo di Orvieto, costruito da Antonio da Sangallo il giovane nel 1537 per volere del papa, con l’obiettivo di fornire acqua in caso di calamità o assedio di Roma.
A Patrizio l’Irlanda deve poi il suo stesso simbolo, ovvero il trifoglio. È proprio con uno “shamrock”, infatti, che il missionario avrebbe spiegato agli irlandesi la Trinità, prendendo come esempio le tre foglie collegate ad un unico stelo.
La sua opera è stata tanto grandiosa che oltre sessanta chiese vengono costruite in suo onore, ma la sua figura va oltre il valore religioso: Patrizio diventa un eroe nazionale e il simbolo stesso dell’Irlanda, tanto che la sua è ora una delle più popolari maschere di carnevale insieme a quella del folletto Leprechaun. E la giornata di oggi, dedicata alla sua memoria, associata a musica e birra, ha superato la dimensione della solennità religiosa diventando una festa celebrata in tutto il mondo dagli amanti della cultura irlandese.
Patrono del popolo che ha conquistato – attraverso gli emigranti – il mondo intero, Patrizio ha lasciato tra le sue preghiere anche la suggestiva benedizione del viaggiatore: “Sia la strada al tuo fianco il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo,
possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano”.
Arnaldo Casali