È stata realizzata per aiutare una sposa del Quattrocento ad affacciarsi alla vita matrimoniale, ma in realtà per anni è servita ai visitatori del Museo Civico di Todi come gradino per affacciarsi alla finestra.
È la cassetta nuziale che si può ammirare a Gubbio fino al 6 gennaio 2019, nella mostra “Un giorno del Medioevo” organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte con la collaborazione del Festival del Medioevo e allestita alle Logge dei Tiratori di Gubbio.
“La cassettina – spiega Nicoletta Paolucci del servizio cultura del Comune di Todi – è stata ritrovata fortuitamente durante i lavori di sgombero della sala del Museo civico, dove veniva usata come gradino per accedere ad una delle finestre, cosa che aveva causato un estremo deterioramento, tanto da rendere necessario un radicale restauro”.
Si tratta di una cassettina in legno di ciliegio (cm 30,5×59, 5×34) destinata a contenere gli oggetti personali della sposa ed è stata donata al Museo di Todi da Camillo Ranucci, storico nato nel 1864 e morto nel 1954.
Il reperto è databile al XV secolo, come si può rilevare anche dai vestiti indossati dai personaggi che sono raffigurati nella decorazione, peraltro di notevole tecnica esecutiva.
L’esame della produzione lignea realizzata in Umbria in quel periodo fa escludere che l’oggetto possa provenire dalla regione: esistono infatti numerose casse e cassoni intagliati e dipinti, realizzati però con tecniche completamente diverse da questa singolare cassettina, che più probabilmente – visto il tipo di figure riprodotte e la tecnica utilizzata – arriva dal nord Italia.
“L’opera appartiene ad un’area culturale – si legge nella descrizione curata dal Comune di Todi – in cui permangono, in pieno rinascimento, gli influssi dell’arte gotico-cortese e dell’arte orientaleggiante di Venezia”.
La decorazione della fronte narra, secondo modi convenzionali della tradizione cavalleresca e cortese, una breve vicenda distribuita su due quadri: a sinistra una scena di caccia in cui il cavaliere, con a fianco il cane, simbolo di fedeltà, ferisce con una freccia un’aquila in presenza della dama; a destra l’incontro della coppia, nascosto da un arazzo fiorito; sullo sfondo il paesaggio stilizzato e simbolico di due torrette in posizione simmetrica, ovvero le torri del castello d’amore assediato e conquistato.
Le figure sono inserite in uno sfondo decorato con motivi vegetali, mentre sui fianchi c’è un motivo a cerchi concentrici con quattro trifogli.
“Tutti gli elementi raffigurati – spiegano ancora dal Comune di Todi – vanno inquadrati nella tradizione medievale delle allegorie erotiche, come ad esempio il tema della caccia e dell’offerta di un atto di valore e di una preda alla dama, che diventerà preda egli stessa; motivi continuamente ripetuti dalla letteratura cavalleresca e favolistica e rinarrati sugli arazzi, nelle miniature e su altri oggetti d’uso. Questi simbolismi sono qui ripresi secondo le nuove esigenze di realismo, presenti nelle suppellettili di cui cominciano ad adornarsi le dimore delle piccole e grandi corti principesche e anche quelle della borghesia più ricca ed emancipata, che si propone come nuova classe in ascesa alla ricerca della propria nobiltà e dignità”.
La tecnica usata è quella dell’intaglio piatto simile alla xilografia; le figure sono poste in risalto asportando con la sgorbia il fondo e rifinite con sottili incisioni. I vuoti sono riempiti con una pasta di cera verde rossa. “Il manufatto sembra voler riproporre nel legno effetti ottenuti in altri oggetti eseguiti su materiali più preziosi: cuoi impressi, cassettina intarsiate in osso e avorio, smalti realizzati in champlevé”.
Il tempo ha portato via alla cassettina gli scomparti interni, la serratura, il listello frontale della cornice del coperchio e le basi di appoggio, ma non gli ha tolto la testimonianza della voglia di sognare di una coppia di giovani sposi che, pur cambiando i modelli ispiratori, con il passare dei secoli non è mai venuta meno.
Arnaldo Casali